martedì 12 novembre 2013

Goce, pericolo dallo spazio


Le probabilità che possa colpire qualcuno o arrecare gravi danni a uomini e abitazioni sono remote, tuttavia la Protezione civile non esclude il rischio che qualche frammento possa provocare feriti o crolli. Per questo motivo suggerisce agli italiani di rimanere in casa, soprattutto fra domenica e lunedì. Oggi, al Centro-Nord, meglio rimanere al riparo fra le 8.26 e le 9.06; in Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna, fra le 19.44 e le 20.24. Lunedì, la finestra temporale più sensibile a eventuali impatti, è fra le 7.48 e le 8.28, benché i dati non siano ancora in grado di indicare le aree geografiche che potrebbero essere più suscettibili al fenomeno.
Cosa sta succedendo? Goce (acronimo di Gravity Field and Steady State Ocean Circulation Explorer), satellite lanciato il 17 marzo 2009 per elaborare una mappa gravitazionale e studiare le circolazioni oceaniche, ha terminato il suo servizio e sta per precipitare sulla Terra. Come detto, le probabilità di centrare qualche persona o palazzo sono estremamente remote, ma non pari a zero: gli scienziati stimano che siano 250mila volte inferiori alle chance di vincita di un primo premio a una lotteria. Precisano, però, che mai prima d'ora un frammento spaziale ha causato qualche danno a cose o persone e che ogni anno, senza che ce ne accorgiamo, ci "sfiorano" 40 tonnellate di pezzi di satelliti dimenticati o agonizzanti. La situazione è monitorata dai tecnici dell'Inter-Agency Space Debris Coordination Committee e dello Space Debris Office, preposti a questo tipo di problemi e alla gestione dei cosiddetti "detriti spaziali". I due organi, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, sono riusciti a "fotografare" un aumento della temperatura in determinati punti del satellite, la prova che l'oggetto spaziale sta perdendo la sua autonomia. Anche l'ESA sta seguendo con grande attenzione i suoi movimenti, pronta ad aggiornare periodicamente la situazione ed eventualmente diramare indicazioni più precise che possano giovare ai cittadini e alla loro incolumità.
Non si poteva agire prima? No, dicono gli scienziati, perché Goce è un satellite particolare, che si muove su un'orbita molto bassa, ad appena 260 chilometri di altezza e non può essere spedito più in alto, dove potrebbe girare intorno al pianeta per secoli; ciò che accade con molti altri satelliti. Pesa poco più di mille chilogrammi, e si suppone che almeno 250 possano impattare in un punto della superficie terrestre. Dove? Impossibile dirlo, ma va tenuto presente che il 70% della geografia del pianeta è rappresentata da mari, oceani e deserti, ambienti disabitati.
Gli uomini della Protezione civile affermano che Goce ha esaurito il carburante e che il suo destino è ormai segnato: quando giungerà a 80 chilometri dalla superficie terrestre dovrebbe esplodere e spezzarsi in numerosi frammenti, alcuni dei quali, anche se piccolissimi, potrebbero raggiungere la terra. Basta poco, del resto, per fare male a qualcosa o qualcuno. Pochi anni fa un 14enne tedesco è stato colpito da un frammento meteorico inferiore a mezzo centimetro che, viaggiando a 50mila chilometri all'ora, gli ha procurato una ferita lunga sette centimetri. Ma dove è meglio cercare riparo? In casa, assicura la Protezione civile, e potendo scegliere, meglio optare per i piani più bassi. Non è escluso, infatti, che un frammento possa trapassare tetti e solai, raggiungendo gli appartamenti più alti di un condominio.

BOX

Non è la prima volta che viene lanciato un allarme del genere. E' accaduto anche nel 2011 con la caduta dell'Upper Atmosphere Research Satellite (UARS), 5900 chilogrammi di ingegneria spaziale al servizio degli studi atmosferici inerenti soprattutto il buco dell'ozono. Alla fine, però, non ci furono danni o vittime, poiché i resti dell'oggetto finirono in pieno oceano Pacifico. Nel 1979 precipitò Skylab, 74 tonnellate di peso. I suoi resti - frammenti fino a due metri di lunghezza - impattarono con la superficie marina dell'oceano Indiano. Più pericolosa fu la fine di Cosmos 1, un satellite russo a propulsione nucleare, che si disintegrò nei cieli canadesi nel 1978. In questo caso si temettero soprattutto i numerosi frammenti radioattivi sparsi su un'area di 100mila chilometri quadrati, per fortuna disabitata. Altrettanti problemi si sono verificati con l'utilizzo di razzi e navicelle. Il 22 gennaio 1997 il secondo stadio di un razzo Delta 2, pesante 250 chilogrammi, cadde nei pressi di Georgetown, in Texas; lo stesso accadde il 27 aprile del 2000, con il secondo stadio di un razzo Delta II, i cui resti colpirono alcune lande sudafricane. La stazione spaziale russa MIR, invece, durante il rientro programmato per il 23 marzo del 2001, perse 136 tonnellate di materiale potenzialmente pericolosissimo in una zona remota dell'Australia orientale, distribuita su 2mila chilometri quadrati. Per il momento, insomma, è sempre andata bene, ma ogni giorno è oggettivamente più difficile trascurare che intorno a noi orbitano 19mila oggetti spaziali, compresi centinaia di satelliti ormai in totale disuso. 

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