martedì 9 ottobre 2012

Intelligenza carnivora

La Gola di Olduvai, Tanzania

Il mistero dell'intelligenza affascina da sempre l'uomo, tuttavia non è mai stato chiarito in che modo e perché questa prerogativa del sistema nervoso abbia cominciato a progredire proprio nella nostra specie. Ora tentano di dare una spiegazione esaustiva degli studiosi sulla rivista PLOS ONE. Si riferisce alla scoperta di un frammento di teschio rinvenuto in Tanzania e risalente a 1,5 milioni di anni fa. Secondo gli studi emersi da questa ricerca le dimensioni del cervello – e quindi l'incremento intellettivo – sarebbero andati di pari passo con l'acquisizione della dieta carnivora. Il reperto riportato alla luce appartiene a un bimbo di due anni e mostra chiari segni di iperostosi porotica, associata ad anemia, condizioni assimilabili a carenze nutrizionali e in particolare alla privazione di carne. Probabilmente il bimbo dopo lo svezzamento avrebbe patito la carenza di vitamina B12 e B9 (presenti in abbondanza nei prodotti di origine animale). Secondo gli scienziati, la necessità di cacciare carne, avrebbe favorito l'ingegno e quindi l'ingrandimento del cervello, con tutte le sue conseguenze. «Mangiare carne è sempre stata considerata una delle cosa che ci ha resi umani, grazie alle proteine che contribuiscono allo sviluppo del nostro cervello», rivela Charles Musiba, dell'Università del Colorado. «Il nostro lavoro di ricerca mostra che 1,5 milioni di anni fa non eravamo dei carnivori opportunisti: ci siamo dedicati attivamente alla caccia per mangiare carne». Una prova è fornita dal fatto che agli scimpanzé, a noi fileticamente simili, manca il nostro livello di intelligenza proprio perché la loro dieta non è mai cambiata. «Questo ci distingue dai nostri lontani cugini», prosegue Muisba. «Il punto è: che cosa ha innescato il nostro consumo di carne? Un cambiamento ambientale? L'espansione del cervello stesso? In realtà, non lo sappiamo». Su PLOS ONE si legge che la necessità di cacciare prede di grosse dimensioni stimolò l'aggregazione tra famiglie ed individui diversi, lo sviluppo di strumenti complessi e di tattiche (e metodi di comunicazione) sofisticati. Tutti gli elementi che porteranno poi alla nascita della società in senso moderno. Ora però le cose sembrerebbero cambiate. L'uomo ha evoluto anche una coscienza e sentimenti di natura etica. Ad essi si appellano soprattutto i vegetariani, convinti che la dieta carnivora non sia una prerogativa umana. Secondo varie ricerche - compresa una recente effettuata dagli esperti della Majo Foundation For Medical Education and Research, Minnesota, USA - gli alimenti carnei sono ricchi di fenilalanina e di tirosina e stimolano due neurotrasmettitori, la dopamina e la norepinefrina; entrambi provocherebbero il comportamento aggressivo e violento e la propensione alla lotta, tipico degli animali predatori. D'altra parte, invece, i vegetali possiedono grandi quantità di amido e fibra che influenzano la concentrazione di triptofano nel cervello, aumentandone la disponibilità ad essere trasformato in serotonina, che ingenera nel comportamento umano tendenza alla serenità, alla socialità, al gioco. È il caso di tornare alle usanze dei nostri antichi predecessori? 

Il reperto proveniente dalla Gola di Olduvai
 

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