lunedì 27 agosto 2012

Farfalle a rischio


LA LISTA ROSSA 

Effetto serra, inquinamento, speculazione edilizia, colture intensive. Sono solo alcuni fra i problemi che stanno attanagliando l'Europa e mettendo a serio repentaglio la biodiversità del continente. Molte specie animali e vegetali, infatti, stanno soccombendo alle attività antropiche e non sembrerebbero esserci validi presupposti per arginare il problema. Uno dei modi per “leggere” adeguatamente i cambiamenti in atto è indagare le condizioni biologiche delle farfalle, insetti particolarmente vulnerabili alle modificazioni degli habitat e quindi perfettamente in grado di indicare, seppur indirettamente, ciò che sta accadendo in un particolare ambiente. «In Europa gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità sono già visibili», rivela Ladislav Miko, direttore per la biodiversità della Commissione europea; «la distribuzione delle specie, i periodi di fioritura e le migrazioni degli uccelli, ad esempio, stanno mutando». Miko e la sua equipe di studiosi hanno stilato una “lista rossa” delle specie animali e vegetali più a rischio, per cercare di comprendere il problema nella sua interezza e proporre qualche soluzione, benché sia evidente l'impossibilità di ripristinare determinati contesti ambientali, ormai completamente distrutti. Si è dunque indagato sullo stato di “salute” di anfibi, rettili, mammiferi marini, mammiferi terrestri, libellule, con un occhio di riguardo riservato, appunto, alle farfalle. «Le nostre ricerche evidenziano che il 9% delle farfalle europee è a rischio di scomparsa, mentre il 10% vive in una condizione critica», dice Miko. «Una condizione preoccupante che, però, si può pensare di arginare, tenuto conto del fatto che a fianco delle specie in grave pericolo, altre sono state salvate dalle azioni di conservazione». 

DAL BRUCO ALLA FARFALLA 

Le farfalle rappresentano un mondo biologico fra i più affascinanti. Appartengono al vasto raggruppamento tassonomico degli insetti, tuttavia, nell'immaginario collettivo, hanno sempre rappresentato un mondo a sé; un po' per i colori sgargianti che spesso caratterizzano le loro ali, un po' per il particolare ciclo biologico che le contraddistingue. Si è soliti, infatti, pensare che, nel mondo animale, l'unica differenza fra un essere adulto e un individuo appena nato, stia nelle dimensioni. In questo caso, invece, si parla di esemplari completamente diversi fra loro, con anatomie e fisiologie peculiari. Alla schiusa delle uova – di solito di piccolissime dimensioni – fuoriesce un bruco, una larva di tipo “polipode”, caratterizzata da una grande voracità e da un corpo affusolato, che rimanda alle fisionomie degli anellidi. La sua fame è eccezionale e gli consente di nutrirsi ininterrottamente fino a incrementare anche di mille volte il peso iniziale. La masticazione è facilitata da mandibole tozze e robuste e mascelle parzialmente fuse con il labbro inferiore. Cammina sfruttando delle pseudozampe e tre paia di arti toracici, perfettamente calibrati per muoversi agevolmente con qualunque pendenza. Per facilitare l'accrescimento il bruco si sottopone a continue mute, assumendo, di volta in volta, colorazioni e morfologie diverse. Raggiunte, infine, le sue massime dimensioni entra in una nuova fase evolutiva: la ninfosi. Qui il bruco si trasforma in crisalide. Per compiere adeguatamente questa tappa, l'animale individua un angolo protetto, spesso sul ramo di una pianta, al quale si ancora, iniziando a produrre grandi quantità di seta. L'equilibrio ormonale cambia, permettendo la produzione di chitina, un polisaccaride resistente che predispone all'ottenimento di un 'involucro' chiamato, appunto, crisalide. Avviene una vera e propria metamorfosi che porta all'insetto che tutti conosciamo: la farfalla. Il processo successivo è lo sfarfallamento: la farfalla lacera l'involucro che l'ha protetta fino a quel momento e comincia ad aspirare aria; si mette in moto la linfa, che vitalizza le ali, ancora piegate su se stesse: il dispiego avviene dopo circa venuti dalla rottura della crisalide. A questo punto, le sue caratteristiche morfologiche, sono profondamente diverse da quelle del bruco, essendo contraddistinta da antenne filiformi, spesso diversissime fra loro e un apparato boccale di tipo succhiatore, assimilabile a un tubicino che a riposo assume un andamento a spirale; le ali sono costituite da una doppia membrana sostenuta da strutture tubulari chiamate venulazioni. In poche ore la farfalla è dunque pronta a spiccare il primo volo. 

IL PIANO EUROPEO 

L'Europa è un continente assai ricco di lepidotteri. Si contano 482 specie, riconducibili a sei famiglie. La più abbondante è quella delle Nymphalidae. A seguire ci sono: Lycaenidae, Pieridae, Hesperiidae, Papilionidae e Riodinidae. Il maggior numero di endemismi è rappresentato dalla famiglia delle Nymphalidae. Gli studi condotti da Miko hanno messo in luce 142 specie endemiche, presenti, cioè, solo in questo punto del pianeta; 41 specie sono molto rare in Europa (ma diffuse in altri continenti); una è stata introdotta ufficialmente nel 1980 dai paesi tropicali. Fra i paesi europei, l'Italia è la nazione con il più alto tasso di biodiversità. Nel Belpaese si contano infatti 264 specie; a seguire ci sono la Francia con 244 specie e la Spagna con 243. Non tutti gli angoli europei sono però ricchi allo stesso modo. Si è infatti visto che le aree più abbondanti di specie di lepidotteri sono quelle che sorgono in corrispondenza delle aree alpine occidentali, dei Pirenei e dei Balcani. Nonostante ciò sono numerose le aree dove le popolazioni di lepidotteri stanno diminuendo sempre più. Le stime dicono che il 31% delle specie europee è in declino. Un esempio è quello fornito dalla Phengaris arion, una specie paleartica dalle tipiche ali azzurrognole, da poco reintrodotta in Inghilterra (da dove era scomparsa nel 1979): «La sua conservazione è molto importante in quanto si tratta di una specie prioritaria nell'ambito del UK Biodiversity Action Plan», rivela un team di ricercatori della Sheffield University. Questa farfalla ha, infatti, evoluto una strategia di sopravvivenza a dir poco geniale. La femmina adulta depone le uova sulle gemme di timo, consentendo alle larve, subito dopo la schiusa, di nutrirsi del vegetale. In seguito, queste ultime, cadono a terra dove vengono raccolte da una particolare specie di formica rossa – Myrmica saluleti – che, non essendo in grado di distinguerle dalle proprie, le conduce nel formicaio. Qui le larve – assumendo la loro vera natura – divorano le nidiate di imenotteri, continuando a godere dei servigi degli esemplari adulti. La Polissena, Zyrynthia polyxena, appartiene alla nota famiglia delle Papilionidae, rappresentata da nove specie, solo in Italia. Ha un'apertura alare di 60 millimetri e la tipica colorazione gialla che la contraddistingue, viene detta “aposematica” (ammonitrice): con questa livrea, infatti, comunica a eventuali predatori la sua tossicità, assunta durante lo stadio larvale, nutrendosi di “erbe matte”. Ad essa simile, ma endemica dell'Italia, è l'altrettanto rara Zerynthia cassandra, che abita le regioni centro meridionali dello Stivale. L'endemismo è anche una prerogativa della Papilio hospiton. È una farfalla endemica di Sardegna e Corsica. È facile confonderla con la ben più nota Papilio machaon, dalla quale si distingue per una coda delle ali posteriori più tozza e accorciata. Probabilmente derivano da un antenato comune segregatosi in seguito all'insularizzazione della microplacca sardo-corsa avvenuta all'inizio del Quaternario. 

VITTIME DELL'EFFETTO SERRA 

Ma quali sono i motivi che portano a questo depauperamento dei lepidotteri? Sono molteplici. Il primo a destare l'attenzione degli entomologi e degli zoologi è il cambiamento climatico in atto. Le farfalle sono molto suscettibili alle variazione di temperatura, e spesso, anziché adattarsi a nuove realtà ecosistemiche, soccombono. L'effetto serra, del resto, ha già provocato grossi danni a numerose nicchie ecologiche, snaturando i criteri di sussistenza animale, in relazione ai repentini cambiamenti della flora locale. Nelle aree meridionali sopravanza il deserto, nelle zone settentrionali, la linea delle caducifoglie cresce sempre più, e con lo scioglimento del permafrost si creano i presupposti per uno spostamento complessivo verso nord di specie vegetali che scombussolano il regime alimentare di specie autoctone, costrette ad abbandonare le terre natie. Ci sono, però, specie come le farfalle che non fanno in tempo a colonizzare nuove geografie e si estinguono. La lista rossa comprende, dunque, vari livelli di minaccia. Si va dall'estinzione totale, all'estinzione in ambiente selvaggio o regionale; si può poi passare da una situazione 'molto critica', a 'critica' e 'vulnerabile'. Legato all'effetto serra è anche un altro elemento che compromette pesantemente la biodiversità animale: l'incendio. Le alte temperature continuano, infatti, a provocare l'innesco di fenomeni combustivi, che si ripercuotono gravemente sulla flora e la fauna. Il fenomeno riguarda anche il territorio italiano: negli ultimi trent'anni è andato distrutto il 12% del patrimonio nazionale boschivo. Incendi di eccezionali proporzioni, prima assai rari, hanno contrassegnato vaste aree europee, specialmente in Grecia e in Russia. Altri problemi sono arrecati dall'agricoltura intensiva, che non solo crea delle frange ecosistemiche difficilmente idonee al fabbisogno di molti lepidotteri, ma porta anche a una diffusione di pesticidi e altri elementi chimici che letteralmente uccidono animali come le farfalle e le falene. Questi tipi di ambienti cancellano la proliferazione di specie vegetali comuni che vivono quasi in simbiosi con le farfalle, specie come il caglio, l'alliaria, il fiordaliso, la malva, la potentilla, e il ginestrino. D'altra parte queste specie con le quali le nostre farfalle sono abituate a vivere, vengono spesso sostituite da specie aliene con le quali non si trovano, e rischiano di perdere la loro variabilità. 

CACCE SELVAGGE 

Risultati analoghi a quelli espressi dagli studiosi inglesi sono giunti anche gli esperti del WWF. Qui le stime sono ancora più allarmanti, parlando di un 45% delle specie di farfalle europee che in qualche modo rischierebbero di sparire per sempre. E sottolineano un altro motivo di questa ecatombe: la caccia alle farfalle. Il dito viene, dunque, puntato ai tanti appassionati e collezionisti che muniti di retino si aggirano per le aree verdi dell'Europa per individuare l'esemplare più raro e poterlo aggiungere al proprio assortimento entomologico. Per questo motivo è stata di recente siglata una convenzione fra l'Istituto Nazionale di Economia Agraria e l'ente ambientalista per sviluppare una politica agricola consona al mantenimento della biodiversità. Un altro interessante risultato è stato ottenuto con il rapporto Dos and don'ts for butterflies of the Habitats Directive of the European Union elaborato dall'entomologo Chris van Swaay della Dutch Butterfly Conservation. In esso sono riportati i resoconti dettagliati di ciascuna specie europea, riflettendo sugli habitat, le esigenze alimentari dei lepidotteri e le relazioni con le zone agresti. 

(Pubblicato sulla rivista Newton) 

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