giovedì 15 ottobre 2009

SCHIAVI DI INTERNET

In panico se non c'è internet a disposizione. Succede a una persona su due (abituata a navigare). Sono i risultati di uno studio condotto in Inghilterra dall'Istituto di ricerca The Future Laboratory. Gli esperti hanno visto che oltre il 60% degli internauti dà segni di nervosismo e ansia se non riesce a connettersi a una rete internet, sia fissa che mobile. La stessa percentuale, quindi, si sente rilassata e tranquilla nel momento in cui ha l'opportunità di navigare online. Nel 36% dei casi il fenomeno riguarda individui che temono di non poter più comunicare coi propri famigliari; nel 31% dei casi persone che hanno paura di non riuscire a terminare un certo lavoro; il 27% degli intervistati, invece, va in crisi perché non riesce più ad avere notizie dei 'movimenti' degli amici. Gli studiosi parlano di un senso di privazione così intenso da causare un malessere psichico a tutti gli effetti: "L'idea di perdere una mail, un messaggio o un invito su Facebook, può avere un impatto assai negativo sull'equilibrio psicofisico ", spiega lo psicologo James Brook. Va però sottolineato che esiste (seppur in minore misura) anche il fenomeno contrario: vale a dire quello di individui che non potendosi connettere provano sollievo. Riguarda circa il 29% degli internauti, frastornati dal numero eccessivo di chiamate, mail, e messaggi vari cui sono sottoposti ogni dì. Comunque il fenomeno della dipendenza da internet sta incrementando sempre più. Per far fronte a questo problema in Usa e in Cina - dove almeno il 10% degli internauti sta male se non può collegarsi - sono già sorti numerosi centri per disintossicarsi dalla rete. In Italia, invece, è nato il primo centro per curare i 'drogati' di Facebook. Per avere informazioni è necessario contattare i medici dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma. Sempre nel nostro Paese un gruppo di lavoro delle Università di Roma, Chieti e Palermo sta intanto approfondendo il fenomeno. Gli scienziati hanno, in particolare, analizzato l'attività quotidiana di 100mila ragazzi fra i 15 e 21 anni evidenziando che il 3,7% soffre di una grave forma di "dipendenza comportamentale".

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