mercoledì 30 settembre 2009

Tsunami devasta l'arcipelago delle Samoa

Un potente terremoto nel Pacifico di magnitudo 8,3 ha sconvolto, ieri, le isole Samoa. L’evento sismico – avvenuto alle 6,45 (19,45 ora italiana) - ha provocato uno tsunami che si è abbattuto sull’arcipelago, posto fra le Hawaii e la Nuova Zelanda, seminando morte e distruzione. In questo momento si parla di 113 vittime, decine di dispersi e numerosi villaggi rasi al suolo. 16 gli italiani presenti sulle isole Samoa, ma nessuna vittima, ha raccontato l’ambasciatore italiano in Nuova Zelanda, Gioacchino Trizzino. Mentre il Primo Ministro delle Samoa, Tuilaepa Sailele Malielegaoi dice che “tutto è andato distrutto. Aggiungendo che “fortunatamente l’allarme lanciato dalla radio ha dato il tempo a molte persone di correre ai ripari”. Quattro ondate gigantesche – con onde comprese fra i 4 e i 6 metri di altezza - hanno devastato soprattutto la zona di Pago pago, dove il maremoto è giunto dopo circa 10 minuti dalla scossa sismica: in alcuni punti il mare sarebbe avanzato per oltre un chilometro lasciando al buio e senza acqua molti isolani. L’allarme – che ha coinvolto anche le isole Fiji e la Nuova Zelanda – è stato lanciato dal Pacific Tsunami Center, che ha individuato l’epicentro del sisma a 18 chilometri di profondità, 190 chilometri a sud ovest dell’arcipelago delle Samoa. Ma cos’è esattamente uno tsunami? È un evento naturale caratterizzato dalla formazione di muri d’acqua che si abbattono sulla terraferma, distruggendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Sono provocati di solito da scosse sismiche, ma possono anche essere generati da eruzioni magmatiche o frane sottomarine. Le onde che si sviluppano in corrispondenza dell’epicentro sono basse, ma avvicinandosi alle rive – e riducendo la velocità (di solito compresa fra i 500 e i 1000 chilometri orari) - crescono fino a raggiungere altezze di parecchi metri: sono state calcolate onde alte anche 30metri. Il record, però, spetta a un’onda di 500 metri che si abbatté sulle coste dell’Alaska nel 1958, in seguito al crollo di una montagna sottomarina. I maremoti sono frequenti nelle zone geologicamente instabili del pianeta, come quella a ridosso dell’isola di Sumatra dove, nel 1994, uno tsunami provocò centinaia di migliaia di vittime. Nel caso delle Samoa, in particolare, il riferimento è a una cosiddetta zona di subduzione (in corrispondenza dell’incontro fra la placca australiana e quella pacifica), dove una zolla continentale scivola sotto l’altra. La parola “tsunami” deriva dal giapponese e significa “onda del porto”.

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