sabato 6 giugno 2009

L'orecchio? Una volta serviva per respirare

Siamo abituati a pensare alle orecchie come al tipico apparato uditivo dell’uomo, e in generale di tutte le specie cosiddette terrestri. Ma non è sempre stato così. Un tempo, quando l’evoluzione non aveva ancora toccato la terraferma, l’orecchio non serviva a sentire, bensì a respirare. Lo hanno scoperto degli scienziati svedesi della Uppsala University approfondendo le caratteristiche di un pesce fossile risalente a 370milioni di anni fa, il Panderichthys. Si è visto che l’orecchio medio degli animali, milioni e milioni di anni fa, era associato al cosiddetto “spiracolo”, parte di branchia indispensabile a far passare l’acqua nelle cavità interne del pesce, dove i vasi sanguigni trattengono l’ossigeno. Quando l’evoluzione ha portato alla nascita dei primi tetrapodi (animali della terraferma), anfibi ancora strettamente dipendenti dalla vita marina, c’è stato il passaggio dalla vescica natatoria (tipica dei pesci) ai polmoni, e con ciò la trasformazione dell’opercolo in orecchio medio. Si stima che gli anfibi colonizzarono la terraferma intorno ai 400milioni di anni fa, più o meno in concomitanza con la nascita degli insetti da forme primordiali di crostacei. Dal carbonifero superiore l’evoluzione degli anfibi preistorici seguì due principali linee. Una condusse ai gruppi attuali (rane e salamandre) che sono rimasti semiterrestri. La seconda linea diede invece origine ai rettili che svilupparono un uovo più resistente, tale da consentirgli di riprodursi fuori dall’acqua e di diventare completamente terrestri. Furono i cosiddetti Anapsida (senza aperture della volta cranica) dai quali, poi, deriveranno anche gli uccelli, i mammiferi e l’uomo.

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