giovedì 5 giugno 2008

Il segreto della cavalcata perfetta

In Italia sempre più persone si cimentano con l’equitazione, un modo originale di vivere la natura e raggiungere il benessere fisico e psichico. Secondo gli esperti questa disciplina – sorta probabilmente con la cultura eurasiatica Kurgan più di 6mila anni fa - non è fine a se stessa, ma può essere considerata uno sport a tutti gli effetti, in grado di migliorare le condizioni di salute. Studiosi dell’università di Siena hanno in particolare verificato che l’equitazione ha ripercussioni positive su molti distretti del corpo, a partire dall’apparato muscolare. In particolare migliorano col tempo il tono e l’elasticità dei muscoli addominali, dorsali, lombo-sacrali. Anche i muscoli del pube, dei glutei e quelli della gamba si potenziano e acquisiscono resistenza maggiore. Migliorano poi le condizioni cardiovascolari e respiratorie, grazie alla maggiore sollecitazione dei meccanismi biochimici di rifornimento aerobico: in pratica l’ossigeno circola con maggiore facilità e anche i capillari più periferici vengono perfettamente irrorati. Ne risente in positivo anche la pressione arteriosa che tende a diminuire. Cavalcare dà inoltre l’esatta percezione del proprio corpo in relazione allo spazio e all’ambiente e serve a contrastare stress e malattie psicosomatiche. Il contatto con l’aria aperta, il verde e la natura è un ottimo antidoto contro l’ansia e la depressione. L’equitazione accresce poi l’autostima e favorisce i contatti sociali. Vengono inoltre stimolate facoltà cerebrali come l’attenzione, la concentrazione e l’equilibrio. Gli organi dell’equilibrio posizionati all’interno dell’orecchio - ricevendo continui stimoli dal tipo di passo del cavallo e dagli spostamenti in avanti e lateralmente del corpo – contribuiscono, in particolare, a sviluppare i centri della sensibilità visiva, acustica, tattile, olfattiva. Diminuiscono i disturbi legati a patologie come l’emicrania e l’ulcera. Infine andare a cavallo serve anche a combattere i chili di troppo e alcune forme di scoliosi. Al passo (andatura tranquilla) si “bruciano” a 2,8 calorie all’ora per chilogrammo di peso corporeo del cavaliere; al “trotto”, 4 calorie; al galoppo si raggiungono le 6,3 calorie all’ora per chilogrammo di peso. Mentre disturbi come la scoliosi possono essere contrastati grazie alle continue flessioni subite dalla colonna vertebrale. Quel che conta, però, è saper cavalcare in modo corretto, altrimenti l’equitazione può fare più male che bene e provocare disturbi come il colpo della frusta, il trauma cranico, le vesciche, i dolori muscolari. Ecco quindi gli accorgimenti da seguire per una cavalcata perfetta. Iniziamo dalla testa. Gli occhi devono sempre puntare nella direzione in cui si intende andare. Se decidiamo quindi di andare dritti si guarda avanti; se a destra o a sinistra si procede di conseguenza. L’importante è non fissare lo spazio fra le orecchie, come spesso accade. Per ciò che riguarda braccia e mani, queste ultime vanno tenute basse, appena davanti alla sella, mentre le braccia devono stare il più possibile vicino al busto. Le braccia devono disegnare una specie di “L”. Le dita che impugnano le redini devono invece essere salde ma non rigide. Il bacino deve essere elastico e seguire il ritmo della cavalcata. Anche la posizione assunta dalle caviglie è molto importante. È necessario posizionare la caviglia parallelamente al costato del cavallo, infilando la staffa fino a metà suola, con il tallone nettamente più basso rispetto alla punta del piede. Attenzione però a non irrigidire troppo polpacci e cosce, aree anatomiche importanti per guidare il cavallo. Il ginocchio è consigliabile piegarlo in modo da garantire la stessa inclinazione della prima parte della gamba (anca-ginocchio) e della seconda in direzione opposta (ginocchio-caviglia). In pratica il ginocchio deve andare a formare un angolo ottuso (angolo maggiore di 90° e minore di 180°). Infine la posizione della gamba è buona se una retta immaginaria che parte dalla punta dell’anca cade perpendicolare a terra sfiorando il tallone; per verificare ciò basta abbassare gli occhi verso le ginocchia, mantenendo la testa eretta: se vediamo la punta dello stivale vuol dire che la posizione è giusta. Mentre il busto deve stare dritto, perpendicolare al corpo del cavallo, con le spalle aperte, allineate su una linea immaginaria, a 90 gradi rispetto alla colonna vertebrale del cavaliere. Infine le ultime due raccomandazioni riguardano il modo più corretto per salire e scendere da cavallo. A cavallo si sale sempre dalla parte della spalla sinistra dell’animale. Si afferrano le redini e le si passano da una parte all’altra del collo, tenendole ferme mentre si sale. Si infila il piede sinistro nella staffa; e con la mano destra ancorata alla sella ci si aiuta a issarsi sul dorso dell’animale. A questo punto si verifica la giusta lunghezza delle staffe, sollevandosi da cavallo e calcolando la distanza fra il proprio sedere e la sella (distanza che deve essere di circa 10 centimetri). Si smonta quindi dalla stessa parte dalla quale si è saliti, ricordandosi di impugnare le redini con la mano sinistra. Si tolgono i piedi dalle staffe (per non rimanere staffati) e si fa scivolare la gamba destra lungo il dorso del cavallo, aiutandosi per l’appoggio con la mano destra posta sul pomo della sella.

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